Paradossi in Architettura
Incontro con gli architetti Smargiassi, Celenza, Fitti e Menna
Nella mattinata di giovedì 24 gennaio, presso l’Auditorium del Polo Liceale R. Mattioli, l’Associazione Professionisti del Vastese, rappresentata da Maurizio Smargiassi, Angelo Celenza, Nicola Fitti e Stefania Menna, è stata accolta in maniera calorosa dagli studenti dell’Istituto.
L’architetto Smargiassi introduce il discorso parlando dell’Associazione che ha carattere volontario e democratico, nata intorno al 2013 dall’unione di diverse professioni (geologi, geometri, ingegneri, ecc.) per la risoluzione delle problematiche del mestiere. L’attenzione si sposta sul paradosso dell’architettura (l’architettura condiziona l’uomo e a nostra volta la condizioniamo) ben espresso da una citazione del docente dell’Università di Venezia Roberto Massero, “Dovrai abitare nei limiti dello spazio attribuitoti, nel modo a te più conveniente”. Con queste parole l’architetto Smargiassi ha voluto evidenziare la vana trasgressione, celatasi dietro questo concetto, che si caratterizza di una tale connotazione dal momento in cui viene limitata.
A seguire interviene l’architetto Celenza che sottolinea la figura e il lavoro dell’architetto. “L’architetto è l’artista che lavora in armonia con tutte le materie. Svolge un ruolo di gestione e di sintesi, amalgama e si occupa del rispetto e dell’identificazione dell’ambiente. Il suo lavoro produce elementi concreti e persistenti nel tempo. Riporta alcuni paradossi nascosti dietro le opere come la Tour Effel in Francia, ancora intatta dal 1889 a differenza di altri edifici più recenti e costruiti con tecniche più innovative o il ponte di Tacota in America raffigurato durante la sua distruzione causata dal mancato calcolo della portata dei forti venti.
L’architetto Menna presenta le opere di illusionismo prospettico più paradossali della storia raffigurate dall’artista Maurits Cornelis Escher. Tra queste abbiamo “Belvedere”, “Cascata” basata dall’incastro di due triangoli di Roger Penrose, la “Relatività” formata dalla compressione delle tre componenti spaziali, “Salita e discesa” e il “nastro di Mobius”.
La conferenza è stata portata a conclusione dall’architetto Nicola Fitti che proietta una serie di immagini realizzate sul computer dal fotografo Victor Enrich, con gli occhi del quale il cemento sembra meno cupo e le metropoli più divertenti, irrealizzabili in termini pratici ma immaginabili con la mente umana (un edificio nel deserto su uno scoglio rovesciato, le case impilate a mo di grattacielo, le cortine di una casa inclinate, i campanili di una chiesa sostituiti con dei palazzi...). Prima di ciò riporta il pensiero paradossale di Leon Krien “...non costruisco perché sono un architetto. Riesco a fare architettura perché non costruisco”.
Al termine è stato proposto ai ragazzi un laboratorio di progettazione sul territorio del vastese su un percorso che colleghi il centro del paese alla costa.
di Valentina D'Aulerio
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